LONG-COVID : STANCHEZZA ED ALTRI SINTOMI DOPO L’INFEZIONE

“Long COVID” (letteralmente “COVID lungo”, o più correttamente sindrome post-COVID-19) è un termine derivato dalla lingua inglese che identifica la persistenza dei sintomi oltre il periodo canonico di malattia.

Il nuovo coronavirus è l’agente eziologico di una malattia ancora non totalmente conosciuta e compresa, di cui soltanto a distanza di tempo verranno a galla le sfaccettature più sottili; il “long COVID” ne è un esempio eclatante, per studiare gli effetti a lungo termine di una pandemia serve infatti un riferimento temporale medio-lungo, non è sufficiente qualche mese.

È ormai noto come il virus possa presentarsi mediante una combinazione variabile di sintomi, ma la caratterizzazione dei postumi dell’infezione è invece ancora in corso, ma anche in questo caso stupisce per le diverse forme in cui può manifestarsi e persistere, anche nei pazienti che abbiano vissuto un decorso relativamente modesto in fase acuta.

Secondo uno studio italiano, a 60 giorni circa dalla dimissione ospedaliera:

  • l’87.4% dei pazienti lamentava ancora la presenza di almeno un sintomo (tipicamente affaticamento e/o mancanza di fiato,
  • il 55% 3 o più sintomi,
  • il 32% 1 o 2 sintomi,

nonostante nessuno avesse più febbre od altro disturbo tipico da infezione acuta, ma va notato che anche in soggetti non ospedalizzati e a prescindere dalla gravità dei sintomi accusati possono svilupparsi disturbi a lungo termine più o meno severi.

Sintomi post-COVID

Secondo l’OMS nella maggior parte dei pazienti con forma lieve o moderata il recupero avviene entro 2 settimane, che possono prolungarsi fino a 6 nelle infezioni più severe.

In molti soggetti si rilevano tuttavia sintomi e disturbi in grado di persistere per diverse settimane anche a seguito della guarigione clinica, non necessariamente solo in pazienti con altre malattie o in età avanzata; nel seguente grafico, tratto da Wikipedia, vengono mostrati i diversi possibili sintomi e la frequenza con cui vengono riscontrati

  • durante la malattia (fase acuta, in blu)
  • a seguito della guarigione (post-infezione, rosso).

Benché costruito in base alle prime informazioni raccolte (aprile-maggio 2020) e limitato ad un ristretto numero di pazienti (143), è piuttosto indicativo di come alcuni sintomi persistano nella gran parte dei soggetti sintomatici al virus.

Più in generale l’elenco dei sintomi segnalati (quindi in parte potenzialmente ancora da confermare) comprende:

  • Stanchezza severa
  • Fiato corto e affanno (dispnea)
  • Tosse cronica
  • Debolezza muscolare
  • Febbricola
  • Sintomi cognitivi
  • Difficoltà o incapacità di concentrazione
  • Difficoltà di memoria
  • Alterazioni dell’umore, talvolta accompagnati da depressione e altri problemi di salute mentale
  • Insonnia
  • Mal di testa
  • Dolori articolari
  • Parestesie (formicolii, alterazioni della sensibilità, dolore neuropatico, …) agli arti
  • Diarrea e attacchi di vomito
  • Perdita/riduzione del senso di gusto e olfatto (ageusia/anosmia)
  • Mal di gola e difficoltà a deglutire
  • Sviluppo di diabete e ipertensione
  • Eruzioni cutanea
  • Dolore al petto
  • Palpitazioni
  • Perdita di capelli
  • Perdita di denti

Studi condotti sull’infezione da coronavirus responsabile della SARS (epidemia del 2002) riportano che fino al 40% dei soggetti infetti lamentano un severo affaticamento a distanza di 3 anni e mezzo dall’infezione, ma è ovviamente prematuro fare ipotesi sull’attuale pandemia.

Sintomi persistenti nei pazienti gravi

I pazienti che abbiano dovuto affrontare un’infezione dai sintomi severi, necessitando ad esempio della terapia intensiva, richiedono un percorso di recupero che teoricamente potrebbe richiedere anche alcuni anni per far fronte ai danni d’organo insorti.

In questi pazienti i disturbi più persistenti sono

  • affaticamento
  • dispnea (mancanza di fiato).

Cosa fare? Come recuperare?

In virtù del poco tempo trascorso dall’insorgenza della pandemia non sono ancora stati stabiliti con esattezza rimedi e percorsi di recupero per i pazienti affetti da long-COVID, ma ad oggi i consigli vertono prevalentemente su alcune indicazioni fornite dall’OMS.

È importante recuperare fin da subito un certo grado di attività, trovando il giusto compromesso tra impegno mentale/fisico e riposo (inizialmente anche semplici attività come lavarsi, vestirsi e preparare da mangiare potrebbero richiedere grandi sforzi); per questo è necessario che obiettivi ed aspettative siano realistiche, per un corretto recupero che non travalichi in sforzi eccessivi.

Dieta e qualità/quantità del sonno sono altrettanto fondamentali durante la convalescenza.

Affanno e mancanza di fiato

La mancanza di fiato (dispnea) è molto comune, soprattutto per i pazienti che hanno avuto necessità di ricovero.

La sensazione di non respirare adeguatamente può essere davvero fastidiosa quando lieve, o spaventare quando più severa, ma è importante non farsi prendere dall’ansia che potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione innescando un’iperventilazione; è quindi importante sforzarsi di rimanere rilassati e calmi, adeguando le proprie attività alle forze disponibili.

Si consiglia di aumentare gradualmente l’impegno fisico, evitando un eccessivo riposo che potrebbe essere controproducente in termini di recupero; per favorire la respirazione è possibile adottare alcune specifiche posizioni:

Altrettanto utile è inoltre la pratica di tecniche di respirazione controllate, ad esempio:

  1. Sedersi in posizione comoda e con un buon supporto
  2. Appoggiare una mano sul petto e l’altra sullo stomaco
  3. Solo se favorisce il rilassamento, chiudere gli occhi.
  4. Concentrarsi sul proprio respiro,
    • inspira lentamente attraverso il naso (o la bocca se non sei in grado di farlo)
    • ed espirando dalla bocca.
  5. Durante la respirazione cercare di far sollevare più la mano sullo stomaco rispetto a quella del petto.
  6. Ridurre lo sforzo attraverso respiri lenti, rilassati e regolari.

Per affrontare piccoli sforzi quotidiani, come salire le scale, prendere fiato prima di ogni scalino e non avere fretta di completare lo sforzo.

Contattare il medico in caso di necessità.

Stanchezza ed affaticamento muscolare

Una pratica regolare di esercizio fisico è indispensabile per favorire un recupero che sia il più rapido ed efficace possibile, perché in grado di agire su:

  • forma fisica
  • fiato
  • forza muscolare (persa da un eventuale allettamento e scarsa nutrizione)
  • coordinamento ed equilibrio.

L’attività fisica è inoltre in grado di aumentare concretamente il tono dell’umore e la fiducia in sé stessi, riducendo al contempo stress, paure ed ansie; è tuttavia altresì importante commisurare lo sforzo al proprio stato di forma, aumentando gradualmente e proporzionalmente al miglioramento della propria condizione fisica l’entità dello sforzo.

Sono utili esercizi di rinforzo muscolare, di stretching e cardiovascolari (camminata, bicicletta, corsa), da concordare eventualmente con medico/fisioterapista.

Disturbi della voce

In caso di ventilazione in terapia intensiva possono insorgere problemi legati alla voce, che può diventare debole e/o rauca; in tal caso è importante ricordare che la voce è come un muscolo, in caso di infortunio necessità di allenamento per recuperare, ma senza esporsi ad inutili sforzi.

Si consiglia di non sussurrare, in quanto pratica che affaticherebbe ulteriormente le corde vocali e prendersi le pause necessarie.

Bere regolarmente per mantenere idratate le mucose.

Difficoltà di deglutizione ed inappetenza

A seguito di malattia è normale che l’appetito non sia particolarmente pronunciato (inappetenza), ma una dieta corretta è un tassello imprescindibile per una rapida ripresa.

Si consiglia di attenersi ad una dieta sana, varia, leggera e ricca di frutta e verdura. Preferire piccoli spuntini ai soliti 2-3 pasti abbondanti, prendendosi il tempo necessario sia per il consumo del pasto che per la successiva digestione.

In caso di precedente intubazione potrebbero insorgere problemi legati alla deglutizione (disfagia), che talvolta richiedono alcune precauzioni aggiuntive (mangiare in posizione rigorosamente seduta, fare bocconi piccoli, inizialmente consumare cibi morbidi, …).

Disturbi cognitivi

Il modo migliore per affrontare la cosiddetta nebbia mentale che può lasciare l’infezione da COVID-19 è attraverso l’azione combinata di:

  • attività fisica, commisurata allo stato di salute
  • allenamento mentale (lettura, enigmistica, giochi di memoria, rompicapi, …); come per l’attività fisica, il giusto grado d’impegno è quello che rappresenta una sfida, ma mai insormontabile
  • abitudini che fungano da supporto al quotidiano (lista di cose da fare, promemoria, …).

Recuperare gradualmente anche gli aspetti sociali della propria vita, per contrastare il rischio di un peggioramento del tono dell’umore.

Ulteriori complicazioni?

Purtroppo ad oggi non è ancora possibile delineare un quadro completo delle possibili complicanze della malattia, perché anche per i primi pazienti guariti sono trascorso pochi mesi dall’infezione; non è quindi possibile escludere che possano emergere ulteriori possibili sequele legate al virus e all’infezione COVID-19.

Cause

Benché le cause esatte non siano ancora perfettamente comprese, le ipotesi attualmente più condivise (sulla base dello studio della malattia e della plausibilità biologica) riguardano:

  • sintomi a lungo termine (cioè tipici della malattia in sé)
  • sindrome da stanchezza post-virale (conseguenze della battaglia affrontata dall’organismo, che ne è rimasto spossato)
  • danno permanente d’organo (danni ai tessuti e agli organi)
  • sindrome post-terapia intensiva (effetti collaterali dei trattamenti necessari in terapia intensiva).

Fattori di rischio

I fattori di rischio, ossia le condizioni che possono predisporre allo sviluppo di long-COVID (pur non essendo strettamente necessari), sembrano essere:

  • età superiore ai 50 anni
  • sesso femminile (se in giovane età)
  • obesità
  • asma
  • aver manifestato più di 5 sintomi in fase acuta.

 

Fonti:

https://en.wikipedia.org/wiki/Long_COVID

https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/risk-comms-updates/update-36-long-term-symptoms.pdf?sfvrsn=5d3789a6_2

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