GLUCOSAMINA E CONDROITINSOLFATO: DUE SOSTANZE CONTRO I VOSTRI ETERNI DOLORI ARTICOLARI

Due sostanze che hanno rivoluzionato il modo di trattare i problemi alle cartilagini.

Migliorano e curano definitamente anche la più ostica delle artriti, ma stanno dando risultati fenomenali anche n​​​​​​​ei più comuni dolori alle ginocchia, ai gomiti e, soprattutto, alle spalle di molti frequentatori di palestre e non.

​​​​​​​Ma nuovi studi dimostrerebbero che allungherebbe anche la vita….

Cosa sono, come agiscono e dove si trovano queste due magiche molecole.

Moltissime persone, anche non sportive, hanno vari tipi di infiammazioni soprattutto a carico della spalla, specialmente nella cuffia dei rotatori,  ma anche ai gomiti e nelle ginocchia.

I rimedi sono i soliti da anni; nei casi più lievi si usano il solito Aulin (ibuprofen), riposo e ghiacco e mentre nei casì più gravi si utilizzano solitamente ionoforesi, ultrasuoni,  laser terapia e magari infiltrazioni di cortisone.

Senza contare le patologie più gravi che non passano nemmeno con questi accorgimenti e costringono all’inattività forzata, che possono davvero distruggere psicologicamente la persone e magari l’atleta.

Molti casi, infine, il dolore articolare non passa nemmeno stando fermi per mesi o addirittura anni.

Per fortuna due sostanze assolutamente naturali e praticamente prive di effetti collaterali, stanno dando risultati che non esito a definire eccellenti; si tratta della GLUCOSAMINA e il CONDROITINSOLFATO.

Usate per la cura dell’artrite, tra l’altro con successo, questi integratori hanno dato ottimi risultati anche in altri forme di disturbi articolari lievi e meno lievi.

Ma per capire esattamente come agiscono, prima è bene spiegare l’anatomia e la funzione delle articolazioni.

Quando due ossa si incontrano, formando di solito una struttura mobile, quel sito viene chiamato appunto articolazione e, ad esempio, permette alle spalle di ruotare, alle ginocchia di flettersi e alle dita di afferrare gli oggetti.

Un tessuto molto elastico ma duro, la cartilagine, che ricopre le due estremità osse, in modo da impedire che le ossa si tocchino per assorbire gli urti.

Una capsula articolare costituita da una spessa membrana, ricopre l’articolazione e la cartilagine ed ha al suo interno la cosidetta membrana sinoviale, che produce il liquido sinoviale, fondamentale per la lubrificazione della cartilagine.

Proprio grazie all’azione strutturale e di stimolazione cellulare sulla cartilagine che l’accoppiata vincente glucosamina-condroitina si è guadagnata la fama di poter guarire, in modo anche TOTALE, una delle malattie più gravi

in campo articolare: l’artrite.

Anche se a molti di voi questa parola evoca stereotipate visioni di anziani con il bastone e di nonne che quando cambia il tempo si lamentano sempre per i dolori all’anca, vi posso assicurare che molto probabilmente molti dei

dolori articolari di cui soffrite (anche se avete meno di quarantanni) sono proprio a causa dell’artrite.

Infatti le patologie articolari sono in Italia al primo posto tra le malattie croniche, visto che ne soffre il 10% della popolazione (circa 5.500.000 persone) in tutte le varie fasce di età.

Esistono 150 differenti tipi di malattie articolari che colpiscono quasi tutte le giunture ossee del corpo, che provocano forti dolori  e limitano moltissimo i movimenti.

A seconda della causa, si riconoscono tre principali forme di malattie articolari.

1)    Artrosi, causati da processi degenerativi a carico delle articolazioni;

2)    Artrite infiammatoria, come nell’artrite reumatode;

3)    Gotta, dovuta all’accumulo nell’articolazione di cristalli di acido urico.

In questa trattazione ci occuperemo essenzialmente dell’artrosi ( chiamata anche osteoartrite), sia perché colpisce il 70% di tutta la popolazione affetta da problemi articolari, sia perché un sua particolare forma può colpire

facilmente i giovani e/o chi lavora in palestra.

Infatti, sebbene l’artrosi venga considerata una malattia dell’invecchiamento, non di rado colpisce soggetti già dai trenta anni in poi.

L’ osteoartrite si può distinguere in due diverse forme: quella primaria e quella secondaria.

L’osteoartrite primaria, la più diffusa, colpisce solitamente dopo i 45 anni e a carico soprattutto delle articolazioni che sopportano il peso del corpo, le anche, le ginocchia, ma prende anche la colonna vertebrale, al collo e alle

dita.

Normalmente si tratta di un’eccessiva sollecitazione della cartilagine oppure dell’osso subcondrale oppure di una normale sollecitazione su cartilagini malate.

Fattori ereditari e obesità sono i primi fattori primari dell’osteoartrite primaria.

Ma probabilmente quella che può interessare maggiormente alle persone e agli sportivi è decisamente quella secondaria, in quanto si presenta prima dei quaranta anni e può intervenire quanto si hanno traumi o lesioni,

debolezza delle articolazioni, squilibri metabolici (gotta, depositi di calcio, uso indiscriminato di farmaci, ecc.), o operazioni subite dalle articolazioni.

Tra la popolazione giovanile, quella cioè che rappresenta la maggioranza dei praticanti dell’ attività fisica, i traumi sembrano essere la prima causa, e possono essere suddivisi in acuti e cronici.

Quelli  acuti sono causati da una lesione importante e improvvisa, mentre quelli cronici sono quelli dovuti a microtraumi ripetuti nel tempo, che da soli non sono particolarmente gravi, ma che sommandosi insieme possono

provocare danni alla cartilagine.

Tra l’altro anche un’articolazione non troppo stabile o “lassa”,  dovuto a lesioni ad uno dei legamenti, può a lungo andare provocare l’osteoartrite.

Altra forma di trauma cronico è il sovraccarico da impatti ripetuti, dovuti a lavori o gesti sportivi ripetuti per tanto tempo  e per tante volte, per esempio tennis, baseball, canottaggio, corsa, ecc.

Ma se ci pensate bene anche il lavoro in palestra (pesi, crossFit, funzionale,ecc.) è composto da esercizi ripetuti, soprattutto a carico dell’articolazione scapolo-omerale (spalla) proprio perché è quella che interviene in quasi

tutti i movimenti.

Infatti la spalla dolorosa è un sintomo classico che può capitare in molti soggetti e a volte così invalidante da far interrompere totalmente l’attività.

Quindi, come si vede, abbiamo una ragione in più per NON FARE il solido tradizionale allenamento con tanti esercizi e tante sedute settimanali, in primis perché non funzionano, in secondo luogo perché sottopongono le

articolazioni a microtraumi ripetuti assolutamente inutili e dannosi.

Faccio un esempio, se con il breve intenso-intenso-infrequente alleno le spalle (senza contare gli altri gruppi muscolari che comunque coinvolgono questa articolazione) una volta a settimana, e con al massimo due esercizi e

ponendo che mi alleno 45 settimane all’anno, solleciterò 45 volte (ma se adotto anche i microcicli di scarico saranno in pratica una trentina) la mia giuntura scapolo-omerale.

Se invece, irriducibile, faccio il solito allenamento giornaliero senza nessun programma, allenerò le spalle mediamente due volte a settimana, (alcuni anche tre…) con magari 4-5 esercizi,  per un totale annuo di  90 volte e tutte

al massimo, senza scarico: esattamente il triplo.

Moltiplicate poi questo valore per tutti gli anni di allenamento; non mi stupisco a questo punto di aver conosciuto agonisti con le spalle letteralmente frantumate, tali da farli smettere per sempre.

La glucosamina è una sostanza formata da una combinazione di glucosio e dell’onnipresente e fondamentale aminoacido glutamina, già famoso per la sua azione anabolica, antistress e stimolatrice del sistema immunitario.

In questa forma legata al glucosio è parte centrale dei mucopolisaccaridi, che sono la struttura portante delle ossa, delle cartilagini, della pelle, delle unghie, dei capelli e di altri tessuti del corpo.

Ma come già detto, è proprio la sua azione sulla cartilagine che la glucosamina si è guadagnata la fama di ammazza-dolori.

Infatti questo tessuto gommoso è composto per il 65-80% d’acqua, funge da cuscinetto che smorza gli urti continui alle articolazioni e ne riduce l’attrito.

Quando l’articolazione è efficiente, ogni volta che compiamo un gesto (per esempio camminare) che crea una pressione nelle cartilagini, viene spremuto fuori il liquido sinoviale, che rientra appena si rialza il piede.

Invece l’osteoartrite può togliere la quantità d’acqua ottimale della cartilagine, che con il tempo si ammorbidisce e si rompe. Nei casi più gravi si possono formare:

  • osteofiti, cioè delle escrescenze del tessuto osseo;
  • eburneazione, un anomalo indurimento osseo;
  • cisti subcondrali, sacche di fluido nell’osso.

Oltre all’acqua la cartilagine è formata da collagene e proteoglicani  e tutti e tre formano la cosidetta matrice.

Il collagene è una proteina che si trova in diverse zone dell’organismo (tendini, pelle, membrane delle cornee, ossa), ma in particolare nell’ articolazione ha anche la funzione di “collante” che mantiene  bloccati i proteoglicani.

Quest’ultimi sono molecole proteico-zuccherine  che formano una fitta rete attorno e all’interno delle fibre collagene, conferiscono la giusta elasticità alla cartilagine e, soprattutto, tendono ad trattenere molti liquidi.

La cartilagine, tramite i proteoglicani, quando subisce una pressione, assorbe acqua appena questa si alleggerisce per poi buttarla fuori quando la pressione ritorna.

In questo modo, la cartilagine diventa reattiva e non passiva agli urti come potrebbe comportarsi una altra sostanza non elastica. Infine nella matrice ci sono anche i condrociti, delle cellule che producono collagene e

proteoglicani oltre ad anzimi specializzati a divorare consunte molecole di collagene e proteoglicani non più efficenti.

Riassumendo, per mantenersi efficiente la cartilagine ha bisogno essenzialmente di:

  • Acqua, per il nutrimento e la lubrificazione;
  • Proteoglicani, per attirare e trattenere l’acqua;
  • Collagene, per bloccare in sede i proteoglicani.

Per comprendere bene quest’ultimo punto bisogna pensare al collagene di una articolazione sana come una fitta rete di fortissime corde intrecciate tra di loro ad angolo retto in trame verticali e orizzontali, formando quattro strati sovrapposti.

I proteglicani si avvolgono negli spazi nella rete del collagene, diventando decisivi per la salute della cartilagine in quanto attirano una quantità d’acqua molto superiore al loro peso, che và quindi a nutrire e lubrificare in modo ottimale le articolazioni.

Ma se la cartilagine è compromessa o se gli enzimi che ne consumano le molecole hanno la meglio, la rete del collagene perde la sua consistenza e forma, favorendo così la perdita di proteoglicani.

Senza quest’ultimi, l’acqua non viene più trattenuta nelle giuste quantità e la cartilagine perde così la sua capacità di protezione, e successivamente si può spaccare o, nei casi più gravi, sparire del tutto.

A questo punto, eroica come BRAVEHEART, scende in campo la nostra glucosamina che è proprio uno dei componenti fondamentali dei proteoglicani idrofili, quelli cioè che attirano molta acqua.

In particolare la glucosamina è indispensabile per fabbricare i glicosaminoglicani (GAG), delle particolari proteine che legano l’acqua alla matrice della cartilagine.

Inoltre stimola i condrociti, cioè le cellule che producono i proteoglicani, regolandone anche la quantità da produrre.

Se già da sola è eccezionale, la glucosamina, in associazione ad un’altra sostanza, il condroitinsolfato, agisce in maniera ancora più efficace.

Si tratta di una sostanza formata da una lunga catena di zuccheri che si ripetono e che tende a richiamare acqua nei proteoglicani.

Questo accade perché la condroitina ha una conformazione che si può paragonare a quella di un albero (colonna vertebrale di una molecola di proteoglicano) da cui partono dei rami (le proteine del nucleo) che a loro volta si diramano in rami più piccoli che costituiscono le catene del condroitinsolfato.

Queste catene, essendo di carica negativa e quindi respingendosi a vicenda creano uno spazio che forma la matrice della cartilagine.

Ogni molecola di proteoglicano può contenere fino a 10.000 di queste catene, e quindi si formano spazi pieni di liquido. In questo modo il condroitinsolfato permette il miglioramento delle seguenti funzioni:

La maggior quantità di liquidi disponibili permette maggior lubrificazione e il trasporto delle sostanze nutritive essenziali per  la  salute della cartilagine

Inibisce l’azione distruttiva degli enzimi che divorano prematuramente la cartilagine

Ostacola altri enzimi che possono provocare l’interruzione del trasporto di sostanze nutritive alla matrice

Agisce in modo benefico sulla produzione di proteoglicani, glicosaminoglicani e collagene

E’ estremamente sinergica alla glucosamina.

Non è assolutamente tossica in nessun modo, in quanto uno studio durato sei anni con dosaggi compresi tra 1,5 e 10 grammi, non ha evidenziato nessun  effetto collaterale.

Per quanto l’applicazione sul campo della glucosamina + condroitina devo che i primi risultati sono decisamente eccezionali.

Confortato anche dal fatto che nessuna delle due sostanze ha effetti collaterali degni di nota.

 

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